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Gruppi Divertenti Su Facebook


leparole

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ci sono dei gruppi su facebook assolutamente spassosi.

 

Inizio a riportarvi i nomi di alcuni gruppi su Jessica Fletcher, la mitica Signora in Giallo:

 

 

 

 

"quelli che non inviteranno mai la signora Fletcher a cena.."

 

"quelli che si toccano quando la signora Fletcher passa di lì"

 

"vogliamo parlare di quella mena sfi.ga della signora Fletcher??"

 

"Signora Fletcher, stacci lontana"

 

"quelli che pensano che per una volta sia la signora Fletcher a dover morire!"

 

"la città più pericolosa del mondo: Cabot Cove"

 

"che fine ha fatto Grady,il nipote della signora Fletcher?Aiutateci!"

 

"uccidiamo quella vecchiaccia della signora Fletcher!!!"

 

"ammazziamo la signora in giallo prima che faccia schiattare noi"

 

"quelli che non si sentiranno tranquilli finchè non avranno in mano l'urna con le ceneri della signora Fletcher"

 

"paghiamo a Jessica Fletcher un weekend ad Arcore"

 

 

:D

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FACEBOOK

 

"O noi o loro", in migliaia

contro i gruppi pro-Riina

 

Mobilitazione sul web contro le pagine che mitizzano i boss mafiosi. La polemica investe il social network, che ha escluso ogni censura. E scende in campo anche la politica

di SALVO PALAZZOLO

 

Il popolo di Facebook si mobilita contro le pagine (in aumento) che mitizzano i mafiosi siciliani Riina e Provenzano. Dal quartier generale del social network, a Palo Alto, California, hanno fatto già sapere che non scatterà alcuna censura. Ma dopo le polemiche dei giorni scorsi, soprattutto dopo la decisione dei vertici di Facebook di rimuovere le foto che ritraggono donne mentre allattano al seno, la protesta si è organizzata. Sono già cinquantamila gli utenti che hanno raccolto l'appello di pagine come "O noi o loro, 100mila firme contro la mafia on line", "Fuori la mafia da Facebook", "No alla mafia sui social network" oppure "A noi la mafia fa schifo".

 

E' in Rete anche una petizione rivolta al presidente della commissione parlamentare antimafia Beppe Pisanu: "Non possiamo accettare che vi sia chi alimenti un fenomeno devastante e chi inneggi alle gesta dei carnefici degli uomini dello Stato". Un'altra petizione è per il ministro delle Telecomunicazioni: "Non si può lasciare i social network senza una corretta gestione, altrimenti chiediamo anche la loro chiusura per complicità in apologia di reato, punibile secondo il nostro codice penale".

 

Scende in campo anche la politica: "Facebook è una risorsa, ma nella lotta alle cosche sono in gioco valori importantissimi - dice il senatore Giuseppe Lumia, ex presidente della commissione parlamentare Antimafia - i padrini delle stragi potrebbero approfittarne per recuperare la loro credibilità perduta". Il presidente dei senatori dell'Udc Gianpiero D'Alia, che è anche membro dell'Antimafia, lancia una proposta: "Se i responsabili del social network continueranno a permettere un simile scempio dovranno essere per primi i politici a dare un segnale, cancellandosi da Facebook e chiedendo ai loro contatti di fare lo stesso".

 

Salvatore Borsellino, il fratello del giudice assassinato per ordine di Riina e Provenzano, ha un'idea ben precisa su quanto sta accadendo. Dalle pagine di Repubblica.it ha lanciato un allarme: "E' in atto una campagna di disinformazione per delegittimare i magistrati, ma anche tutti coloro che cercano la verità sui misteri di Riina e Provenzano. Ci sono messaggi - spiega Borsellino, animatore del sito www.19luglio1992.com - che tentano di mettere in discussione sentenze già passate in giudicato. Non dimentichiamo che uno dei progetti principali dei padrini è ormai da anni quello di ottenere la revisione dei processi. Credo che su Facebook stiano operando agenzie ben precise di disinformazione. Agiscono dietro le foto e le identità di giovanissimi, ma non sono tali".

 

La protesta antimafia su Facebook prosegue. In centinaia si sono già iscritti alle pagine dedicate ai boss. E hanno postato i loro messaggi. C'è chi scrive soltanto "Onore a Falcone e Borsellino". E chi mette addirittura in rete pagine di libri e sentenze, per spiegare chi sono stati veramente Riina e Provenzano.

 

Rita Borsellino, la sorella di Paolo, rilancia la protesta: " Verrebbe la tentazione di dire, mi tiro fuori dal social network, invece bisogna occuparlo per fare in modo che chi ha cattive intenzioni non trovi spazio e sia costretto a confrontarsi con chi invece ne fa un uso corretto. Sono loro che devono andarsene, non noi".

 

(5 gennaio 2009)

 

 

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