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«Tutti si lamentano ma nessuno fa qualcosa. E allora abbiamo deciso di cominciare noi». Cominciano così le rivoluzioni. Cominciano come racconta il consigliere regionale del Veneto Diego Cancian, uno dei firmatari del progetto di legge che partendo dalla Terza commissione del Consiglio finirà per cambiare radicalmente il volto delle notti venete. Dopo l'una, alcol vietato. Per acquistare un goccio di birra, di vino, di whisky si dovranno attendere le 6 del mattino. Il proibizionismo arriva senza blitz, senza colpi di mano o di testa di qualche politico in cerca di pubblicità. La decisione è passata all'unanimità, destra e sinistra insieme, dopo tre mesi passati ad ascoltare in audizione commercianti, polizia, vigili, medici.

 

Qualcuno doveva pur cominciare: e il Veneto ha cominciato. Nessuna deroga, nessun permesso speciale, nemmeno per le sagre di paese. Dopo l'una di notte, sarà vietato vendere alcolici su tutto il territorio regionale: e questa decisione porta con sè altre, come l'obbligo per le discoteche di aprire i battenti prima.

 

La chiave di tutto è l'articolo 6 della nuova legge che il Consiglio regionale è chiamato a varare. Il divieto di vendita anche per l'asporto e il consumo di alcol dopo l'una di notte vale per «tutti gli esercizi commerciali, artigianali, di somministrazione di alimenti e bevande, ivi compresi i circoli privati, gli agriturismo nonché le aree private aperte al pubblico». Vietato anche vendere bevande con un contenuto di alcol superiore al 21 per cento del volume in stadi, fiere, complessi di attrazione viaggiante, sagre, convegni, concerti all'aperto: in casi particolari, i sindaci sono autorizzati a vietare in questi contesti anche la vendita di bevande con una gradazione inferiore. Unica eccezione, Capodanno: il 1° gennaio di ciascun anno «le limitazioni si applicano dalle ore 2 alle ore 6». Un'ora in più per sballarsi e lasciar decantare i fuochi artificiali, poi scatta il proibizionismo.

 

L'articolo 17 sugli orari non ammette deroghe: è consentita l'apertura «tra le 5 antimeridiane e le 2 del giorno successivo per gli esercizi in cui la somministrazione di alimenti e bevande non è effettuata congiuntamente ad attività di intrattenimento e svago». Significa che birrerie, bar e simili potranno tenere aperto fino alle 2 di notte, ma dall'1 in poi potranno vendere solo analcolici o bibite. Per discoteche e locali notturni invece gli orari cambiano così: «L'attività deve essere continuata e svolgersi tra le 15 e le 3 del giorno successivo, con apertura non oltre le 22». In pratica, le discoteche apriranno tra le dieci di sera e le tre di notte, ma potranno vendere alcolici solo per le prime 3 ore.

 

E per chi sgarra, c'è l'elenco delle sanzioni: multe da 1.000 a 6.000 euro, e in caso di reiterazione della violazione la pena si raddoppia. Se l'esercente viene pizzicato una terza volta, la multa è triplicata e il locale viene chiuso per un periodo tra gli otto e i 15 giorni; chi insiste nell'errore si meriterà una multa quadruplicata e la sospensione della licenza per un periodo tra i 30 giorni e un anno.

 

La spiegazione dei membri della Terza commissione regionale è unanime come il loro voto: «Pensiamo sia giunta l'ora di porre dei limiti; non si tratta di uno stupido proibizionismo fine a se stesso, ma di un tentativo di riportare entro la normalità una situazione di eccessi. Abbiamo interpellato prefetti, poliziotti, esperti in comportamento giovanile, specialisti di alcol e di musica; abbiamo discusso tre mesi e le ricette emerse sono convergenti: oltre all'abbassamento dei decibel di musica dopo una certa ora nei bar e nelle discoteche, l'obbligo di aprire prima è stato sollecitato un po' da tutti. Abbiamo cercato di fare una legge che serva ai giovani, senza creare danni a nessun commerciante. Siamo stati votati per fare le cose giuste, non per accontentare questa o quella lobby».

 

Lobby che, inevitabilmente, non può essere soddisfatta delle nuove limitazioni anche se l'intento di fare qualcosa per contrastare il fenomeno delle stragi notturne sulle strade è condiviso da tutti. In particolare, sono due gli aspetti che prestano il fianco a una discussione. Il primo è la concorrenza che subito si scatenerà con le regioni confinanti: da Cinto Caomaggiore, per fare un esempio, o da Bibione d'estate, i giovani potrebbero salire in auto per continuare i bagordi a un paio di chilometri di distanza, in Friuli. Alimentando così quella "transumanza" da un locale all'altro che è tra le prime cause di incidenti stradali del sabato sera. Seconda obiezione degli esercenti: «La mucca pazza si è debellata curando i bovini, non chiudendo le macellerie». Metafora per sostenere che - come spiega Erminio Alajmo presidente regionale della Federazione italiana pubblici esercizi, «si vuol far credere che certi gravi problemi sociali dipendono da chi vende gli alcolici e non da chi, invece, ne fa un uso sconsiderato e dannoso per la propria salute e per quella degli altri».

 

Si deve agire sui valori, sugli stili di vita, sull'educazione famigliare, o si deve agire a colpi di leggi, divieti e multe? I sostenitori della libertà individuale sostengono che «il proibizionismo non ha mai portato nulla di buono, se non la voglia di sfidare i limiti». E i gestori di locali e discoteche mettono in evidenza che «già da oggi c'è un'orario di "decompressione" oltre il quale il volume della musica si abbassa e non vengono venduti superalcolici». E soprattutto, se un ragazzo si vuole ubriacare lo fa alle due di notte come alle dieci di sera: insomma, c'è solo il rischio di "anticipare" l'orario degli incidenti stradali. Ragionamento cinico, ma inevitabile. Ma a tutte queste osservazioni i consiglieri regionali ne oppongono una su tutte: da qualche parte si doveva pur cominciare. Cominceranno i veneti: quest'estate le discoteche di Jesolo apriranno alle 22 e chiuderanno alle 3, e dopo l'una aranciata per tutti.

 

 

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no, assolutamente, lo trovo giusto, bisogna disincentivare l'abuso di alcool ad ogni costo, e se non basta l'educazione al bere quanto è giusto, questo tipo di semi-proibizionismo è senza dubbio utile.

 

l'alcool è la più diffusa e pericolosa delle droghe, e quello che è più grave è che è di moda, ed i ragazzini vi si avvicinano sempre più giovani. La tv manda in onda tantissima pubblicità di alcoolici e superalcoolici, ogni due secondi c'è qualche rubrica di gastronomia che ci esalta questo o quell'altro vino o liquiore, le feste paesane diventano feste della birra, di questo bombardamento pro-alcool, ne hanno fatte le spese migliaia di ragazzi morti sulle strade e migliaia di persone alcool-dipendenti.

Non ci vedo nulla di sbagliato, anzi, molto di buono, per una volta che si fa qualcosa di veramente utile contro l'alcoolismo giovanile.

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«si vuol far credere che certi gravi problemi sociali dipendono da chi vende gli alcolici e non da chi, invece, ne fa un uso sconsiderato e dannoso per la propria salute e per quella degli altri».

questa poi è una affermazione vergognosa, i gestori dei locali vendono da sempre alcool ai minorenni sebbene sia vietatissimo, queste parole sono solo le solite stupidate di chi vuole ottenere guadagno sulla salute altrui.

Il signor Alajmo vuole dimostrarci che i gestori dei locali sono così attenti alla salute dei clienti, ma allora perchè non rifiutarsi di vendere altro alcool a chi già è visibilmente su di giri??

 

la realtà è che alle nostre spalle c'è un business costruito a spese della nostra salute, e nessuno ha il coraggio di ammetterlo

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Non ci vedo nulla di sbagliato, anzi, molto di buono, per una volta che si fa qualcosa di veramente utile contro l'alcoolismo giovanile.

Se qualcosa si può fare contro questa "piaga", di certo non con questi metodi...ci vuole tanto a comprare l'alcol nei supermercati e bertelo prima di entrare in discoteca? ti ubriachi di più e spendi di meno...

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Infatti... l'unico effetto sarà una fuga di massa verso le regioni limitrofe e la chiusura di varie discoteche... io non sono contrario alla non vendita di alcolici, sono contrario alla chiusura a quell'ora, c'è gente che entra in disco all'una e spendendo cifre considerevoli (raramente sotto i 15 euro)...

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DDL REGIONALE SU ALCOLL E LOCALI, IL MINISTRO PAOLO DE CASTRO FRENA

 

I consiglieri regionali del Veneto che in commissione hanno approvato all'unanimità il progetto di legge per vietare la vendita di alcolici tra l'una di notte e le sei del mattino, probabilmente non si aspettavano che a bocciare la loro iniziativa fosse proprio un ministro del governo Prodi. Ma Paolo De Castro, ministro per le politiche agricole, alimentari e forestali che ieri era a Susegana nel trevigiano, è stato categorico: «Il divieto è una di quelle iniziative che possono essere stimolate da un eccesso di entusiasmi salutistici, ma bisogna stare attenti perchè vino significa anche qualità della vita e, nelle dovute dosi, un contributo ad una vita sana». Scontata invece la reazione degli esercenti pubblici che si ribellano e affermano: «Paghiamo noi per la crisi morale dei giovani». Dal canto loro i consiglieri regionali replicano: «Le lobby non ci fermeranno».

 

Ogni rivoluzione porta con sè una reazione. Così anche la storica decisione della Terza commissione regionale del Veneto di vietare la vendita di alcolici dopo l'una di notte ha immediatamente provocato un'alzata di scudi. Su tutti, il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali, Paolo De Castro che ieri era proprio in Veneto, a Susegana: «Spero che la Regione Veneto non sia così incosciente da proporre cose del genere». Un giudizio netto, che evidentemente prescinde dal fatto che il progetto di legge sia stato approvato all'unanimità da politici di centrodestra e centrosinistra. «Il divieto di vendita di alcolici dall'una alle 6 - spiega De Castro - è una di quelle iniziative che possono essere stimolate da un eccesso di entusiasmi salutistici, ma bisogna stare attenti perché vino significa anche qualità della vita e, nelle dovute dosi, un contributo ad una vita sana. Quindi penso e spero che anche la Regione non modifichi l'impianto che noi stiamo cercando di portare avanti».

 

Prima ancora dei politici, ovviamente, sono stati gli esercenti ad alzare le barricate. Anche perché passato il primo momento di sorpresa di fronte al progetto di legge regionale, hanno cominciato a studiarlo nei dettagli e si sono accorti di un'altra novità: il divieto di vendita di alcolici dopo l'1 di notte riguarda non solo i pubblici esercizi, ma anche gli alberghi. Niente più bicchiere della staffa per i turisti prima di andare a dormire, quindi. «Forse perché pensano che gli ascensori possano essere pericolosi», ironizza Ernesto Pancin, direttore dell'Associazione pubblici esercenti di Venezia. Le bottigliette di whisky nei frigobar delle camere comunque resteranno a disposizione: nessuno farà irruzione all'una di notte. Ma gli esercenti però hanno poca voglia di scherzare: «Sarà anche vero - spiega Pancin - che la Terza commissione ha ascoltato commercianti, vigili, medici e esperti: ma non sullo stesso argomento. A noi nessuno ha mai posto la questione degli orari e della vendita di alcolici. Se lo avessero fatto, avremmo fornito informazioni utili ad affrontare il problema; parlando con chi sta dietro il banco avrebbero avuto informazioni sui giovani e sulle famiglie che neanche immaginano».

 

È questo il punto, sostengono gli esercenti: facendo scattare il "proibizionismo" all'1 di notte si andrebbe a colpire chi in realtà fa qualcosa per tutelare la salute pubblica. «I commercianti ad esempio non possono dar da bere a persone ubriache, e molti locali autonomamente stanno anticipando l'orario di "decompressione", quello in cui si abbassano i decibel della musica e si interrompe la somministrazione di bevande alcoliche. Ma questo proibizionismo non porta a nulla».

 

Il problema secondo i commercianti non sta nei locali, ma nelle abitudini dei giovani. «La questione degli orari è anacronistica - accusa il direttore della Confcommercio provinciale di Venezia, Danilo De Nardi -; anche i programmi Rai una volta finivano alle 23, e adesso ce ne sono alcuni come "Ballando con le stelle" che finiscono all'1. Sono cambiate le usanze, non è possibile tornare indietro. Si deve ragionare invece su una moralizzazione nella famiglia, nella scuola. Anticipando la chiusura si rischia solo di anticipare l'ora degli scontri. E si fa in modo che i giovani vadano da un posto all'altro dieci chilometri oltre i confini regionali: in mezz'ora si arriva in Friuli o in Emilia, e si rischia di peggiorare la situazione. E anche qualora Friuli, Emilia o Trentino si adeguassero, i ragazzi andrebbero a Portorose o in Austria».

 

Quali potrebbero essere, allora, le alternative? «Più controlli fuori dai locali. E in ogni caso bisogna cominciare a diffondere una sana cultura in modo da spiegare ai giovani che lo sballo è brutto, i valori della vita sono altri. Lo stordimento è solo ridicolo. Purtroppo c'è una crisi della famiglia e la si vuole scaricare sugli esercenti».

 

I gestori di discoteche e di pub rivendicano il loro ruolo di "vigilanti", e avvertono che i danni potrebbero essere maggiori dei benefici: «Si creerà questo meccanismo: i ragazzi ceneranno entro le 11, poi caricheranno l'auto di cassette di alcolici e se li andranno a bere in giro. Perché comunque in giro qualcosa si trova: feste private, centri sociali che sfuggono alle regole». E poi - sostengono i gestori - chi ha il vizio vero non si ferma certo per questi limiti. I veri bersagli non verrebbero toccati: si creerebbe solo un abusivismo più diffuso. Ma i gestori sarebbero disposti anche ad assumere un ruolo ancora più attivo nel controllo a fini preventivi? «Assolutamente sì - assicura Pancin -; non avete idea di quanti sono gli esercenti che chiamano i genitori per avvertirli degli eccessi del loro figlio».

 

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i gestori dei locali vendono da sempre alcool ai minorenni sebbene sia vietatissimo, queste parole sono solo le solite stupidate di chi vuole ottenere guadagno sulla salute altrui.

Il signor Alajmo vuole dimostrarci che i gestori dei locali sono così attenti alla salute dei clienti, ma allora perchè non rifiutarsi di vendere altro alcool a chi già è visibilmente su di giri??

 

la realtà è che alle nostre spalle c'è un business costruito a spese della nostra salute, e nessuno ha il coraggio di ammetterlo

Quoto.

Io penso però che la cultura dell'esibizionismo che viene "imposta" dalla nuova società, influisca anche su questo aspetto.

 

Cioè io, nei locali, vedo spesso gente che sta male, soprattutto ragazze (che di solito reggono di meno) ma anche ragazzi. E questo mi porta alla conclusione che sono persone che non conoscono il proprio limite e vanno oltre, fino al punto da star male: perchè? Secondo me per farsi vedere dagli amici e dalla ragazza/o di turno, per magari far colpo.

 

Penso che alla fine un certo proibizionismo serve, perchè qualcosa bisogna fare; non penso che tutti andrebbero a comprarsi l'alcol prima (ci vuole anche la voglia di farlo :D), magari la "scappatoia" sarebbe l'aperitivo, ma non sarebbe comunque niente di pericoloso. Ma il problema, per me, si deve risolvere durante l'educazione dei ragazzi, che devono sapersi porre dei limiti.

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