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Gabry Ponte @ Tribe M2o


s.guerro

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Io... sono come Stefano: quando vado in disco PRIMA mi informo su che musica mettono, su chi è il resident e poi della gente che ci va.

 

Aò... che vi devo dire... a me piace ancora la CASSA con qualche milione di watt di volume... le luci che ti accecano gli occhi... vedere la pista piena al SU LE MANI del vocalist... non me ne fotte un caxxo di PARLARE in disco. Se voglio PARLARE vado al PUB.

 

Come dice Stefano se vado a sentire GIGI D'AGOSTINO o un Live set di Provenzano dj... sai quanto me ne frega delle pu.t.tanelle varie che tanto le trovi dovunque.

 

Però Sabato scorso... ero in uno nuovo locale di PERUGIA ( per ALESSIO: è il DOBERMANN cioè l'ex VANILLA dell'Etoile 54 che ora è un locale a se)... molto bello.. il classico locale "FASHION". La ragazza di un mio amico ed un'amica sua... si lamentevano delle musica del DJ ( House PESANTE)... ed invocavano la house più commerciale. E' ovvio che a loro piace la House commerciale perchè più orecchiabile.... figuriamoci se non gli piacerebbe la ITALO DANCE.

 

Il 90% delle RAGAZZE è così.... sta di fatto che la pista era IMMOBILE e a ROCK THIS PARTY è ESPLOSA.

 

Io non so come mai.... ma quando parte il PEZZO MARANZA o quando si passa dalla HOUSE alla EASY HOUSE.... Tutti saltano.

 

Ripeto.... non è un fatto di CHI SI ACCONTENTA GODE. Io dico che un pezzo DANCE non deve PER FORZA essere di qualità eccelsa. Deve essere FATTO BENE e deve FUNZIONARE.

 

Prendo 1 PEZZO da me ODIATISSIMO: SAN SALVADOR. E' Stato UN SUCCESSONE... ma è fatto malissimo e come qualità fa schifo. Ma è stato POMPATISSIMO ed ha sfondato.

 

i 2 spot della TIM non li cito perchè LO SPOT TIM ha successo a prescindere..... prendi MIRAGE dei PAPS... denigrati e sputtanati fino al giorno prima... poi tutti che a cantare STASERA LA LUNA.

 

Ciao.

 

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Ragazzi, non capite... il genere è relativo... è l'evento in sè che dovrebbe richiamare la gente, magari con qualche bel guest dj ogni tanto... questo è quello che succede OVUNQUE tranne che da noi... ed è pieno di tipe tra l'altro (mica vado in disco per parlarci, ma il fatto che certi generi non siano seguiti dalle ragazze in passato ha creato anche qualche problemino...).

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E poi Marco tu fai sempre i soliti esempi... a parte che sei un vero discotecaro (questo si sente a pelle), e quindi giustamente vedi la situazione dal di dentro, ma... hai mai sentito parlare di come mai è stato chiuso il vecchio Jaiss?

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Per chi non sa... testimonianza sul Jaiss

 

Un mito generazionale, locale ed urbano? Il contributo di Maria Corigliano

 

Uno: uno e qualche giorno è l’anno che è trascorso dalla chiusura definitiva di quello che è stato designato come il “tempio della musica techno-elettronica” in Italia; uno è ancora l’anno in cui sono stata trattenuta in una dimensione totalizzante e dalle mille sfaccettature; uno infine è stato il vero mito per me come per migliaia di giovani che amano ballare: il Jaiss.

E potrei proseguire all’infinito nell’elencare tutte le sensazioni di unicità che questo nome richiama alla mia memoria e mi perderei se dovessi cercar di dipanare il filo di emozioni che ha tenuto unita la mia stretta cerchia di amici e che si è intrecciato con non so quante altre realtà amicali nell’attesa del sabato sera, dei dischi da ballare in coppia o in gruppo, nella condivisione di uno stesso gusto musicale, prima legge di appartenenza a quel tipo di realtà.

Eh si, perché di quel mondo dovevi far parte al 100% per poterne capire le regole ed i meccanismi di inclusione ed esclusione. Non c’erano vie di mezzo: o eri uno di loro o contro di loro. E questo non perché ci fossero divieti specifici all’ingresso della discoteca, fra l’altro tra le più economiche d’Italia e senza pretese di eleganza ri

guardo al look, ma perché una volta dentro dovevi decidere se adeguarti allo spirito della comunità o subire la marginalità dal gruppo e l’inaccessibiltà alle varie forme di interazione.

Il codice di accesso al clan richiedeva un preciso stile di abbigliamento: un semplice jeans, scarpe da ginnastica, una polo e vari accessori come cappellino, polsino, marsupio, fischietto, peircings…

E giù tutti in banda durante i pomeriggi della settimana a far la ronda ai soliti tre o quattro negozi di Firenze che detenessero i marchi auspicati o gli ultimi arrivi; cambiavano i colori e le taglie ma lo stile era identico; gli occhi del resto del mondo dovevano immediatamente riconoscerci e capire che noi perlomeno eravamo uniti, condividevamo interessi e desideri.

E così il Jaiss acquistava un senso che andava oltre il piacere di ascoltare la tua musica alla massima potenza consentita da un mega impianto: la scansione del tempo in settimane in base alla consolle del sabato sera, la gestione economica delle tue modeste risorse di studente, la tua immagine, l’interazione con il prossimo si aggiravano tutte intorno a questa dimensione.

Lo stile di vita della comunità diventava quello della tua stretta compagnia e alla fine ti spersonalizzava: il modo di esprimersi e di atteggiarsi doveve rivelare la tendenza all’adeguamento alla figura maschile; così vedevi tante ragazzine dai lineamenti alquanto femminili ostentare movenze aggressive e sprezzanti e assumere l’andatura dei bulletti…

Tutto passava attraverso il filtro del Jaiss dentro e fuori della struttura…

I più fanatici prendevano il club come valvola di sfogo delle proprie convinzioni politiche, personalmente direi delle proprie frustazioni, ostentando ideali di destra estrema per mezzo di spille a forma di svastica o croce celtica, ballando con il braccio destro alzato e sfoggiando teste rasate a zero, come tanti soldati che credono nel mito della forza, dell’energia…Uno stile militare, di difesa dei propri confini, forse una reazione agli emblemi della sinistra sessantottina ed extraparlamentare cresciuta all’ombra delle beat e hippy generations.

Una realtà non priva delle contraddizioni che caratterizzano la giovinezza stessa nella faticosa acquisizione di un’ identità che rifiuta il conformismo, ma che nello stesso tempo finisce per essere schiava di un nuovo conformismo, le cui regole sono dettate dal gruppo, che unisce tante anime in un unico cuore.

Era bello sentirsi accumunati da una forza invisibile…Mi sono prima definita “trattenuta in una dimensione totalizzante” proprio perché nessuna autorità in particolare dettava le regole del gioco, nessuno in particolare ti imponeva il tuo ruolo, nessuno ti voleva gregario ma andava da sè…

Nessun valore umano reale era il nostro cavallo di battaglia, ma l’illusione che la musica ci riunisse tutti come fratelli bastava come pretesto per porci contro il resto di un mondo in cui non trovavamo ideali, perché perlomeno ci divertiva, ci consolava, era comunque creazione, arte.

E l’artista andava venerato per averci regalato momenti magici: di qui il culto del dj che diveniva il capo carismatico, la massima aspirazione per i giovani maschietti dotati di orecchio musicale, che correvano così a comprarsi la loro personale consolle per imparare a suonare come lui, per essere un giorno i leaders di quel mondo fittizio e corrotto in cui si fanno soldi senza sforzo e perfino divertendosi.

Questo era il Jaiss: una macchina totalitaria, una spirale centrifuga, un ingranaggio che aveva bisogno di un’ energia spropositata per sopravvivere e la chiedeva a te…

Ho adorato questo labirinto ma non mi ci sono persa.

Dopo la chiusura nulla è morto: le quattro mura che circondano la pista cambiano di volta in volta, ma il gruppo è rimasto lo stesso…peregrina fedele ai ricordi e va avanti nell’attesa di non so cosa…

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E poi Marco tu fai sempre i soliti esempi... a parte che sei un vero discotecaro (questo si sente a pelle), e quindi giustamente vedi la situazione dal di dentro, ma... hai mai sentito parlare di come mai è stato chiuso il vecchio Jaiss?

 

 

No non ne ho sentito parlare.. ma di norma quando una disco chiude è perchè non ci va più nessuno... o perchè in qualche retata ci hanno trovato qualche tonnellata di quello che non ci dovrebbe essere.

 

Il RED ZONE CLUB di Perugia non è nuovo a chiusure e riaperture lampo diciamo... tanto per fare un esempio a me abbastanza vicino.

 

Io faccio i soliti esempi.... perchè sono i pezzi che vanno per la maggiore... gli esempi che faccio io... li può fare CHIUNQUE di noi perchè i pezzi che cito sono le "HIT" del momento e le paragono a quelle che potrebbero essere altre HIT se solo fossero... "calcolate" diciamo.

 

Poi per me essere definito un discotecaro vero è un grande complimento: io vado li perchè MI PIACE. Poi oh... vedere bella gente piace parecchio anche a me, penso sia normale....ma non è la cosa primaria ecco: per conta di più la MUSICA, IL DJ la gente che salta, che si diverte.... preferisco vedere 1.000 20.enni che saltano e si vede che si divertono... che 20 30.enni ingiacchettati ( ed io ne ho 31 di anni eh.... ma ha voglia di fare CASINO penso di giocarmela con gli adolescenti) incaxxati perchè la ragazza di turno non gli ha lasciato il numero di cell.

 

Ciao.

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Ma anch'io preferisco vedere la gente che salta e si diverte, questo è ovvio (altrimenti possono starsene a casa)... infatti per me la discoteca ideale è: grande pista (oserei dire immensa), impianto audio ideale, buona musica, niente divanetti (e quando dico niente vuol dire niente), bar che non vende alcolici... insomma, niente divagazioni, solo musica, ma che attiri tutti (e che ballino tutti con piacere)

 

Per il Jaiss, leggi sopra... il bullismo ha rovinato una discoteca...

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Ma anch'io preferisco vedere la gente che salta e si diverte, questo è ovvio (altrimenti possono starsene a casa)... infatti per me la discoteca ideale è: grande pista (oserei dire immensa), impianto audio ideale, buona musica, niente divanetti (e quando dico niente vuol dire niente), bar che non vende alcolici... insomma, niente divagazioni, solo musica, ma che attiri tutti (e che ballino tutti con piacere)

 

Per il Jaiss, leggi sopra... il bullismo ha rovinato una discoteca...

 

 

Invece.... putroppo per certi versi... meno per altri... OGGI la discoteca è diventato il posto per cercare di scoparsi le puttanelle acchittate che se le vedi il giorno prima o il giorno dopo manco le noteresti probabilmente.

 

Oramai... più che i DJ GUEST attirano le starette Tv: costantino, daniele, veline, letterine e cose del genere.

 

E' ovvio che un Dj di richiamo... che si chiami Joe t Vannelli o Gigi D'agostino.... ti riempie il locale... ma tanta gente non va li per sentirlo... ma è attirata dalla massa di gente che va li... spero di essermi spiegato in questo discorso un pò contorto.

 

Ciao.

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Si, lo so che quello che vorrei è utopico ormai, almeno a livello mainstream, nel nostro paese... ma una volta esistevano discoteche del genere

Bene, allora sai cosa intendo...

 

 

Infatti... per la discoteca è L'altromondo studios, è il Sesto Senso, è Il Gradisca....

 

Ciao.

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Poi per me essere definito un discotecaro vero è un grande complimento: io vado li perchè MI PIACE. Poi oh... vedere bella gente piace parecchio anche a me, penso sia normale....ma non è la cosa primaria ecco: per conta di più la MUSICA, IL DJ la gente che salta, che si diverte.... preferisco vedere 1.000 20.enni che saltano e si vede che si divertono... che 20 30.enni ingiacchettati ( ed io ne ho 31 di anni eh.... ma ha voglia di fare CASINO penso di giocarmela con gli adolescenti) incaxxati perchè la ragazza di turno non gli ha lasciato il numero di cell.

 

Marco...ma quante ne sai???

Ti stramegaquotoinpieno!!!!

:ok:

 

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il problema è che sono pochi quelli che vanno in disco e sanno che pezzi vengono messi su che artisti sono ecc.ecc....

 

e sono gli stessi che se gli chiedi cosa ascolti ti dicono vasco liga jova ferro.......e la dance la prendono per il fondoschiena.......conoscono forse sinclar e naturalmente madonna e nomi simili.....se gia gli dici chi è meck o supermode non li conoscono.......

 

...anche molti di quelli che dichiarano di ascoltare house non sanno na mazza di titoli...molto probabilmente perchè vogliono soltanto esser fighi all'occhio della gente...ormai la musica non tira più come una volta.

 

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